16 Luglio

XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO

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giuda

 “I buoni sopportino i cattivi; i cattivi cerchino di cambiarsi e di imitare i buoni”

“Voi volete strappare via i cattivi, ma state calmi,

non è il tempo del raccolto.

Quando verrà trovi frumento anche voi. Perché vi stizzite?

Perché sopportate a malincuore i cattivi frammisti ai buoni?

Possono stare con voi nel campo, ma non saranno nel granai”.

(Sant’Agostino)

LA PAROLA

Isaia 55, 10-11

Così dice il Signore: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo  e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare,  perché dia il seme a chi semina  e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

 

Dal Salmo 64

 Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.

 Tu visiti la terra e la disseti,

 la ricolmi di ricchezze.

 Il fiume di Dio è gonfio di acque;

 tu prepari il frumento per gli uomini.

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Così prepari la terra:

 ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,

 

la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli

 

Coroni l’anno con i tuoi benefici,05 i tuoi solchi stillano abbondanza. 

Stillano i pascoli del deserto  e le colline si cingono di esultanza.

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 I prati si coprono di greggi,

 le valli si ammantano di messi:

 gridano e cantano di gioia!

 

Romani  8, 18-23

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.mare3

Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Matteo  13,1-23   (Forma breve Mt 13,1-9)

[ Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

 Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».  ]dgpfoto-088

Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.

 Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:

“Udrete, sì, ma non comprenderete,

 guarderete, sì, ma non vedrete.

 Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

 sono diventati duri di orecchi

 e hanno chiuso gli occhi,

 perché non vedano con gli occhi,Opera Francescana della Pietà 12 non ascoltino con gli orecchi

 sfondo-desktop-314e non comprendano con il cuoree non si convertano e io li guarisca!”.

Galleria_fotograficaBeati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 002 copiaOgni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

 

 PER  APPROFONDIRE

 

Catechesi dei riti pre-battesimali

Inizio del trattato «Sui misteri» di sant’Ambrogio, vescovo

Ogni giorno abbiamo tenuto un discorso su temi morali mentre si leggevano o le gesta dei patriarchi o gli insegnamenti dei Proverbi, perché, modellati e ammaestrati da essi, vi abituaste a entrare nelle vie degli antichi, a percorrere la loro strada e a obbedire agli oracoli divini, cosicché rinnovati dal battesimo teneste quella condotta che si addice ai battezzati.

Ora è venuto il tempo di parlare dei misteri e di spiegare la natura dei sacramenti. Se lo avessi fatto prima del battesimo ai non iniziati, avrei piuttosto tradito che spiegato questa dottrina. C’è anche da aggiungere che la luce dei misteri riesce più penetrante se colpisce di sorpresa, anziché arrivare dopo le prime avvisaglie di qualche sommaria trattazione previa.

Aprite dunque gli orecchi e gustate le armonie della vita eterna infuse in voi dal dono dei sacramenti. Ve lo abbiamo significato, quando celebrando il mistero dell’apertura degli orecchi vi dicevamo: «Effatà, cioè: Apriti!» (Mc 7, 34), perché ciascuno di voi, che stava per accostarsi alla grazia, capisse su che cosa sarebbe stato interrogato e si ricordasse che cosa dovesse rispondere. Cristo, nel vangelo, come leggiamo, ha celebrato questo mistero quando ha curato il sordomuto.

Successivamente ti è stato spalancato il Santo dei Santi, sei entrato nel sacrario della rigenerazione. Ricorda ciò che ti è stato domandato, rifletti su ciò che hai riposto. Hai rinunziato al diavolo e alle sue opere, al mondo, alla sua dissolutezza e ai suoi piaceri. La tua parola è custodita non in una tomba di morti, bensì nel libro dei viventi. Presso il fonte tu hai visto il levita, hai visto il sacerdote, hai visto il sommo sacerdote. Non badare all’esterno della persona, ma al carisma del ministero sacro. E’ alla presenza di angeli che tu hai parlato, com’è scritto: Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è l’angelo del Signore degli eserciti (cfr. Ml 2, 7). Non si può sbagliare, non si può negare. E’ un angelo colui che annunzia il regno di Cristo, colui che annunzia la vita eterna. Devi giudicarlo non dall’apparenza, ma dalla funzione. Rifletti a ciò che ti ha dato, pondera l’importanza del suo compito, riconosci che cosa egli fa.

Entrato dunque per vedere il tuo avversario, al quale si suppone che tu abbia rinunziato con la bocca, ti volgi verso l’oriente: perché chi rinunzia al diavolo si rivolge verso Cristo, lo guarda diritto in faccia.

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 Sant’Agostino 

Discorso 73 

Le due parabole del seminatore in Mt 13, 3 ss. e 24-28.

” Sia ieri che oggi abbiamo udito dalla bocca del Signore nostro Gesù Cristo le parabole del seminatore. Voi ch’eravate presenti ieri ricordatevela oggi. Ieri è stata letta la parabola del seminatore. Mentre egli seminava, una parte dei semi andò a cadere sulla strada e fu mangiata dagli uccelli; un’altra parte invece andò a finire su un terreno sassoso e per il gran calore si seccò; un’altra parte cadde in mezzo alle spine e rimase soffocata e non poté germogliare; un’altra parte cadde in terreno buono e diede frutto: cento o sessanta o trenta volte di più. Oggi invece il Signore ha narrato di nuovo un’altra parabola di un seminatore che seminò del buon seme nel suo campo. Mentre però i contadini dormivano, un suo nemico andò a seminare zizzania in mezzo al grano. Quando il grano era ancora erba, non appariva ancora; quando però cominciò a mostrarsi la spiga del seme buono, allora apparve chiaramente anche la zizzania. I servi del padre di famiglia s’irritarono al vedere molta zizzania tra il buon grano e volevano sradicarla, ma non fu loro permesso, poiché fu detto loro: Lasciate che crescano insieme fino al giorno del raccolto. D’altra parte anche il Signore Gesù Cristo spiegò questa parabola e disse ch’è lui il seminatore del buon seme; dimostrò che il nemico seminatore della zizzania è il diavolo, che il tempo del raccolto è la fine del mondo, e il proprio campo è tutto il mondo. Ma che cosa disse? Al tempo del raccolto dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania per bruciarla, il mio grano invece mettetelo nel granaio. Perché avete fretta – dice – o servi pieni di zelo? Voi vedete la zizzania in mezzo al frumento, vedete cioè dei cattivi cristiani in mezzo ai buoni, voi volete strappare via i cattivi, ma state calmi, non è il tempo del raccolto. Quando verrà trovi frumento anche voi. Perché vi stizzite? Perché sopportate a malincuore i cattivi frammisti ai buoni? Possono stare con voi nel campo, ma non saranno nel granai.

 

Esorta i cattivi cristiani a convertirsi.

Orbene, ieri ho rivolto la parola alla strada, al terreno pieno di sassi e ho detto: “Cambiatevi mentre ne avete la possibilità, rivoltate con l’aratro il terreno indurito, gettate via dal campo i sassi, sradicatene le spine. Non abbiate il cuore insensibile, per cui vada perduta la parola di Dio. Non abbiate un terreno di poco spessore, ove la radice della carità non può penetrare profondamente. Non soffocate con le preoccupazioni e le passioni terrene il buon seme che in voi viene seminato dalle nostre fatiche. In realtà è il Signore che semina, ma i suoi operai siamo noi. Siate dunque terreno fertile”. Lo abbiamo detto ieri ed oggi lo ripetiamo a tutti: “Produca chi il cento per uno, chi il sessanta per uno, chi il trenta per uno. Il frutto è maggiore in uno e minore in un altro, ma tutti appartengono al granaio”. Ieri abbiamo detto questo, oggi mi rivolgo alla zizzania; ma sono zizzania le stesse pecore. O cattivi cristiani, o voi che riempiendo la Chiesa l’opprimete vivendo male! Correggetevi prima che venga la mietitura. Non dite: Ho commesso dei peccati, ebbene, che cosa mi è accaduto?. Dio non perde la potenza, ma da te esige la penitenza. Questo dico ai cattivi che tuttavia sono cristiani; questo dico a coloro che sono zizzania, poiché sono nel campo e può darsi che quelli che sono zizzania oggi, domani siano frumento. Mi rivolgo perciò anche al grano.

Ai buoni cristiani perché sopportino i cattivi.

O voi, cristiani, che vivete bene, voi siete pochi e sospirate in mezzo a molti altri, gemete in mezzo a moltissimi altri. Ma passerà l’inverno, verrà l’estate ed ecco che ci sarà il raccolto. Verranno gli angeli che sono in grado di separare e non possono errare. Noi al tempo presente siamo simili a quei servi, dei quali il Vangelo riferisce le parole: Vuoi che andiamo a raccoglierla?. Avremmo infatti voluto – se possibile – che nessun cattivo rimanesse in mezzo ai buoni. Ma ci è stato risposto: Lasciate che crescano insieme fino al giorno del raccolto. E perché? Perché siete fatti in modo che potete sbagliare. Infine ascolta: Per non correre il rischio di sradicare insieme il grano buono, mentre volete sradicare la zizzania. Che fate di buono? Non distruggerete forse il mio raccolto con il vostro zelo? Verranno i mietitori; e spiegò chi sono i mietitori: I mietitori sono gli angeli. Noi siamo uomini, i mietitori sono gli angeli. Saremo bensì anche noi uguali agli angeli se compiremo la nostra corsa; ma ora, quando ci irritiamo contro i cattivi, siamo ancora uomini. Noi inoltre adesso dobbiamo udire: Perciò, chi si crede di star saldo, stia attento a non cadere. Credete forse, fratelli miei, che la zizzania non possa salire fino alle cattedre episcopali? Credete forse ch’essa sia solo nei ceti inferiori e non in quelli superiori? Volesse il cielo che noi non fossimo zizzania! A me però ben poco o nulla importa che io sia giudicato da voi. Ma io dico alla Carità vostra: “Anche sulle cattedre episcopali c’è il frumento e c’è la zizzania; e tra le varie comunità di fedeli c’è il frumento e c’è la zizzania. I buoni sopportino i cattivi; i cattivi cerchino di cambiarsi e d’imitare i buoni. Cerchiamo tutti, possibilmente, d’appartenere a Dio. Cerchiamo tutti di fuggire, per la sua misericordia, la malizia di questo mondo. Cerchiamo giorni felici, poiché i giorni in cui ci troviamo sono tristi; ma nei giorni tristi evitiamo di bestemmiare affinché possiamo arrivare ai giorni felici”.

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Crescere insieme, grano e zizzania

Al capitolo 13 del suo vangelo, Matteo parlando del Regno di Dio e a che cosa assomigli, racconta tre parabole che riguardano tre possibili tentazioni per la comunità per la quale stava scrivendo, ma che sono sicuramente tali anche per le nostre comunità: la tentazione della ‘grandezza’ per la quale Gesù fa riferimento al granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, che può però diventare un albero in grado di dare sostegno e sicurezza; la tentazione dello ‘scoraggiamento’con la narrazione della donna che, mescolando poco lievito a un’enorme quantità di farina, la fa tutta lievitare e la parabola del ‘grano e della zizzania’ per far riflettere sulla tentazione di credersi comunità di ‘eletti’, di ‘buoni’che porta ad agire, di conseguenza, contro gli ‘altri’.

 È proprio questa parabola che papa Francesco ha scelto di usare nell’Enciclica Evangelii Gaudium per descrivere il primo dei “quattro principi relazionati a tensioni bipolari propri di ogni realtà sociale”: il tempo è superiore allo spazio. (225)

Nella parabola, il Regno di Dio è paragonato a “un uomo che ha seminato del buon grano nel suo campo” ed è quindi alle azioni, alle parole e alle scelte di quell’uomo che dobbiamo guardare e prestare attenzione, per cogliere un aspetto del Regno e del volto del Dio di Gesù.

Già l’inizio della parabola afferma qualcosa di importante e da non dimenticare: il mondo in cui viviamo è seminato ‘a buon grano’; Gesù lo dice con estrema semplicità e chiarezza, quasi a rammentarci che questo deve essere il punto di partenza per ogni nostra riflessione sul mondo e sulla storia in cui siamo inseriti.

A guardarci intorno, saremmo più propensi a credere che il male sovrasta il bene, ma forse non riusciamo a guardare con attenzione, a cogliere l’essenziale, a non fermarci all’apparenza. Ci riesce difficile cercare di guardare in profondità e credere con fiducia che, poiché il Signore ha seminato del ‘buon grano’, nel mondo il bene cresce! Certo questo non vuol dire dimenticare che cresce anche il frutto dell’opera del male che può rischiare, a volte, di soffocare il grano, il bene; però spesso, anche noi come quei servi, osiamo mettere in dubbio la ‘bontà’ dell’azione di Dio: “Signore non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”.

Da dove viene il male che occupa ‘lo spazio’ del bene? Questa domanda, che interpellava la prima comunità cristiana, di fronte all’odio e alle persecuzioni, è attuale anche oggi -e in ogni tempo- perché sempre, l’umanità e ogni essere umano, devono fare i conti con il male, l’odio e l’intolleranza che vediamo in tante parti del mondo (e dentro di noi) occupare lo spazio del bene e della vita, a volte anche in modo ‘fisico’, basta pensare a tutti i ‘muri’ già esistenti nella nostra terra e al desiderio di costruirne di nuovi.

Se Dio è ‘buono’, da dove viene il male? Anche su questo la parabola è molto chiara: il male non viene da Dio, non fa mai parte dei suoi progetti. Spesso, prende lo spazio quando noi ‘dormiamo’, quando siamo disattenti o indifferenti. Quando pensiamo che non ci riguardi quello che accade, quando giriamo lo sguardo da un’altra parte e lasciamo che il male attecchisca nel ‘campo’.

Così il bene e il male crescono assieme e si fa fatica a distinguerli; ce ne accorgiamo quando la realtà si gonfia, si allarga, prende spazio…quando cresciamo. È necessario ‘crescere’ per distinguere il grano dalla zizzania! E invece, dopo aver messo in dubbio la predominanza del bene, la tentazione è quella di ‘agire’ tempestivamente per eliminare ed estirpare ciò che, per noi, è problema.

I servi, che sembrano voler insegnare al padrone cosa fare, sostituirsi a Dio, diventando dei ‘fustigatori’, volendo far ‘pulizia’, togliendo la ‘zizzania’, costi quel che costi, probabilmente accolgono con fastidio e poca comprensione il rifiuto del padrone all’azione ‘purificatrice’.

Penso questo sia uno dei grandi insegnamenti della parabola: ‘osare’ un nuovo sguardo, lo sguardo del seminatore, di colui che è ‘immagine’ del Regno. Egli guarda il campo e vede soprattutto il buon grano; non vuole correre il rischio che nemmeno un ‘filo’ di quel bene vada ‘perduto’ perchè strappato per togliere la zizzania.

Bene e male sono di fatto coesistenti e così intrecciati nel corso della storia umana e nella vita di ciascuno di noi, che quasi sempre è impossibile separarli nettamente.

Ciò che indica la parabola è ‘lo sguardo’ del Signore, uno sguardo di pazienza, di tolleranza, di fiducia. Invece a noi l’attesa dà fastidio, pesa, disturba, è difficile da accettare; e proprio per questo ci interpella in prima persona nel riconoscere la nostra fatica di stare davanti all’odio e alla cattiveria, senza diventare cattivi.

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“Lasciate che crescano insieme…”. Ci sembra quasi una ‘resa’ al male e non ci accorgiamo che questa è invece, anche per noi, un’opportunità; è uno sguardo che è colmo di speranza, di fiducia: lasciate che crescano assieme, fuori, ma anche dentro di noi. Anche a noi il Signore chiede pazienza, chiede -come richiama la parola stessa- il patire, ma anche l’apertura dell’attesa. Pazientare è attendere, magari con fatica e sofferenza, ma osando credere che Dio interviene e il male avrà fine.

Dobbiamo conquistare lo sguardo di Dio anche verso noi stessi, per scoprire prima di tutto quello che dentro di noi è buon grano e, senza paura dello spazio che può avere la zizzania, ricordare che siamo ‘immagine di Dio’, che il tempo porta verso la nostra maturazione, che siamo ‘creati’ per portare frutto.

La parabola descrive un aspetto importante dell’evangelizzazione, che consiste nel mostrare come il nemico può occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma è vinto dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo” (Francesco)

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“Il regno di Dio è simile ad un uomo…”alla sua azione e al suo sguardo, che sa guardare con infinita pazienza al mondo e al cuore di ciascuno di noi, vedendo e patendo sicuramente tutto il male e la sofferenza, ma fissando lo sguardo soprattutto sui semi di vita e di bene, attendendo con fiducia che essi maturino.

Donatella Mottin

  

Per un confronto personale

• Che ti insegnano, queste disposizioni di Gesù, per la comprensione della missione del cristiano?
• Sai confidare nell’aiuto divino quando sperimenti conflitti, persecuzioni e prove?

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Preghiera

Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode”. (Sal 50)