22 Luglio

XVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO

“DIO NON VUOLE INTRANSIGENZA 

MA PAZIENZA..”

 

Grano campo Grano

“Lasciate che l’uno e l’altra crescano insieme fino alla mietitura…”

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PREGHIERA

di San Francesco

FRANCESCO

O regina sapienza, il Signore ti salvi con tua sorella, la pura e santa semplicità.  Signora santa povertà, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa umiltà.  Signora santa carità, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa obbedienza. 

Santissime virtù tutte, il Signore vi salvi, dal quale procedete e venite. 

 Quasi non c’è uomo al mondo che possa avere per sé una sola di voi se prima non muore.  Chi ne ha una e le altre non offende, le ha tutte,  e chi ne offende una non ne ha alcuna e le offende tutte;  e ciascuna confonde i vizi e i peccati.

La santa sapienza confonde satana e tutte le sue insidie.  La pura e santa semplicità confonde ogni sapienza di questo mondo e la sapienza della carne.  La santa povertà confonde ogni cupidigia e avarizia e le preoccupazioni di questo mondo.  La santa umiltà confonde la superbia e tutti gli uomini di questo mondo e tutte le cose di questo mondo.  La santa carità confonde tutte le diaboliche e mondane tentazioni e tutti i timori umani.  La santa obbedienza confonde tutte le volontà carnali e corporali  e tiene il suo corpo mortificato, in obbedienza allo spirito e in obbedienza al proprio fratello,  e rende l’uomo soggetto a tutti gli uomini di questo mondo  e non soltanto agli uomini ma anche agli animali, alle fiere,  così che possono fare di lui quello che vogliono, in quanto sarà loro permesso dal Signore.

(FF 256-258)

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LA PAROLA

Sapienza 12, 13. 16-19

Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto.
La tua forza infatti è il principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti.
Mostri la tua forza quando non si crede nella pienezza del tuo potere,e rigetti l’insolenza di coloro che pur la conoscono.
Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza, perché, quando vuoi, tu eserciti il potere.
Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popoloche il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranzache, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

Dal Salmo 85

Tu sei buono, Signore, e perdoni.

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà.

 

Romani  8, 26-27

 
Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

 
Matteo 13, 24-43
 

[ In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece ri! ponètelo nel mio granaio”».  ]
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

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PER APPROFONDIRE

“Il primo frutto della verità deve essere l’umiltà: l’umiltà personale e quella collettiva di popolo di Dio. Se non avviene che maturi il frutto dell’umiltà, sicuramente si troveranno presto i funghi dell’orgoglio, dell’intolleranza e dell’odio e della crudeltà..”

(N.Fabbretti)

JudasIscariot

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“Ci impegnamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su nostra misura, ma per amarlo.

Per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile,

anche quello che pare rifiutarsi all’amore,

perché dietro ogni volto e sotto ogni cuore c’è il volto e il cuore di Dio-Amore”

(Don Primo Mazzolari)

 Sacro Cuore di Gesù

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“Non basta essere chiamati cristiani,
ma bisogna esserlo davvero”

(Dalla «Lettera ai cristiani di Magnesia» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire)

Ignazio, detto anche Teoforo, alla chiesa benedetta dalla grazia di Dio Padre, in Cristo Gesù nostro Salvatore: in lui saluto questa chiesa che è a Magnesia sul Meandro e le auguro di godere ogni bene in Dio Padre e in Gesù Cristo.
Ho appreso che la vostra carità è perfettamente ordinata secondo Dio. Ne ho provato grande gioia e ho deciso di rivolgere a voi la parola nella fede di Gesù Cristo. Insignito di un’altissima onorificenza, cioè delle catene che porto ovunque con me, canto le lodi delle chiese e auguro loro l’unione con la carne e lo spirito di Gesù Cristo, nostra vita eterna, nella fede e nella carità, più desiderabile e preziosa d’ogni bene. Auspico per loro soprattutto l’unione con Gesù e il Padre. In lui resisteremo a ogni assalto del principe di questo mondo, sfuggiremo dalle sue mani e giungeremo a Dio.
(….)

Ad onore di colui che ci ama conviene ubbidire senza ombra di finzione perché altrimenti non si inganna questo vescovo visibile, ma si cerca di ingannare quello invisibile. Qui non si tratta di cose che riguardano la carne, ma Dio, che conosce i segreti dei cuori.
Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero. Ci sono alcun che hanno si il nome del vescovo sulle labbra, ma poi fanno tutto senza di lui. Mi pare che costoro non agiscano con retta coscienza, perché le loro riunioni non sono legittime, secondo il comando del Signore.
Tutte le cose hanno fine, e due termini ci stanno davanti la vita e la morte. Ciascuno andrà al posto che gli spetta. Vi sono, per così dire, due monete, quella di Dio e quella del mondo, e ciascuna porta impresso il proprio contrassegno. I non credenti hanno l’impronta di questo mondo, ma i fedeli che sono nella carità portano impressa l’immagine di Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo. Se noi, con la grazia sua, non siamo pronti a morire per partecipare alla sua passione, la sua vita non è in noi.

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“Signore, concedimi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare,il coraggio per cambiare le cose che posso e la sapienza per comprendere la preziosità della vita condotta ogni giorno con serenità, gustando ogni momento quietamente, accettando la contrarietà come il sentiero che conduce alla pace,accogliendo, come tu hai fatto,questo mondo peccatore così qual è,non come mi piacerebbe che fosse.”

(Padre Amorth)

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“Come andando per cammino san Francesco e frate Leone

gli espose quelle cose che sono perfetta letizia.”

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Venendo una volta san Francesco da Perugia a Santa Maria degli agnoli con frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Leone, il quale andava innanzi, e disse così: Frate Leone, avvegnadiochè li frati minori in ogni terra dieno grande esemplo di santitade e di buona edificazione, nientedimeno iscrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia, e andando san Francesco più oltre, il chiamò la seconda volta: frate Leone, benchè ’l frate minore allumini i ciechi, e distenda gli attratti, iscacci le demonia, renda l’udire alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare alli mutoli, e ch’è, maggiore cosa, risusciti li morti di quattro dì, scrivi che in ciò non è perfetta letizia. E andando un poco, gridò forte: O frate Leone, se ’l frate minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le Scritture, sicchè sapesse profetare e rivelare non solamente le cose future, ma eziandio li segreti delle coscienze e degli animi; scrivi che non è in ciò perfetta letizia. Andando un poco più oltre, san Francesco chiamò ancora forte: O frate Leone, pecorella di Dio, benchè il frate minore parli con lingua d’angelo, e sappia i corsi delle stelle e le virtù delle erbe; e fossonli rivelati tutti li tesori della terra, e cognoscesse le virtù degli uccelli, e de’ pesci, e di tutti gli animali, e degli uomini, e degli alberi, e delle pietre, e delle radici, e dell’acque, iscrivi, che non è in ciò perfetta letizia. E andando ancora un pezzo, san Francesco chiamò forte: frate Leone, benchè il frate minore sapesse sì bene predicare che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo; scrivi che non è ivi perfetta letizia. E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Leone, con grande ammirazione il domandò e disse: Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica, dove è perfetta letizia. E san Francesco sì gli rispuose: Quando noi saremo a Santa Maria degli angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo, e infangati di loto, e afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo; e ’l portinaio verrà adirato, e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due de’ vostri frati, e colui dirà: Voi non dite vero; anzi siete due ribaldi, che andate ingannando il mondo e rubando le limosine de’ poveri; andate via: e non ci aprirà, e faracci istare di fuori alla neve e all’acqua col freddo e colla fame, insino alla notte, allora se noi tanta ingiuria, e tanta crudeltate, e tanti commiati sosterremo pazientemente senza turbarcene e senza mormorare di lui; e penseremo umilmente e caritativamente che quello portinaio veramente ci cognosca, e che Iddio il fa parlare contra a noi; frate Leone, iscrivi, che qui è perfetta letizia. E se noi perseveriamo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, che qui non mangerete voi, nè albergherete; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con amore; frate Leone, scrivi che qui è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame, e dal freddo, e dalla notte, più picchieremo, e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro; e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni; io gli pagherò bene come sono degni: e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio, e gitteracci in terra, e involgeracci nella neve, e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia; e però odi la conclusione, frate Leone. Sopra tutte le grazie e i doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere sè medesimo, e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie ed obbrobrii e disagi; imperocchè in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, perocchè non sono nostri, ma di Dio; onde dice l’Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l’hai avuto da lui, perchè te ne glorii come se tu l’avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e della afflizione ci possiamo gloriare, perocchè questo è nostro; e perciò dice l’Apostolo: Io non mi voglio gloriare, se non nella croce di nostro Signore Gesù Cristo (FF.1836)